Questo è No'hma

uno spazio di risonanza universale, un convivio di culture oltre le diversità 

NO'HMA è un Teatro libero, senza limiti o preclusioni, perché indipendente.
Un progetto che opera sulla frontiera del nuovo che scorre, spesso sotto traccia, in ogni angolo del mondo. Aperto alle tematiche spesso escluse dalla cultura di tradizione, abbatte muri, mescola linguaggi e codici culturali per individuare nuove vie di comunicazione, creazione ed elaborazione artistica. Uno spazio dove l’uomo può rappresentare sé stesso, riflettere sulla propria condizione e promuovere (immaginare) il cambiamento. Un punto fermo nel panorama culturale, ma in continuo movimento. Una idea rivoluzionaria ed unica di Teatro per tutti, dove non è’ richiesto pagare il biglietto, ma è necessario un genuino interesse per la dignità dell’uomo e le relazioni tra le persone.

Il futuro

Il Teatro del Futuro è un non-luogo: una sala senza pareti, dove chiunque, da ogni dove, può viaggiare nello spazio e nel tempo fino al qui e ora dell’accadimento teatrale, senza spostarsi dal luogo in cui si trova. Il Teatro del Futuro per No’hma è già realtà, grazie alla tecnologia OnLife che rompe realmente le pareti della platea fisica e del palcoscenico connettendo platee e palcoscenici di tutto il Pianeta. Questo rivoluzionario sistema permette di realizzare appieno la missione propria di No’hma, ossia la piena fruibilità dell’arte e della cultura, al di là di ogni barriera geografica ed economico-sociale.

No'hma
La sede

Se si volesse individuare il momento temporale, l’istante in cui Teresa ha avuto la visione del No'hma, sarebbe inevitabile farlo risalire a un incontro.
Quando un incontro segna l’inizio di un percorso se ne ha la percezione inconfondibile. La storia dello Spazio Teatro No’hma è proprio la storia di un incontro, di quelli che segnano, di quelli che non si dimenticano, di quelli che sono solo l’inizio di un percorso affascinante ed eccezionale.
L’incontro è quello che Teresa Pomodoro fece con la palazzina che oggi è il Teatro, che ne raccoglie l’eredità artistica e culturale. Quell’incontro divenne una scelta e, poi, una trasformazione.
Quella palazzina, una stazione in disuso dell’erogazione dell’acqua potabile milanese, oggi è diventata un punto fermo, nel panorama culturale nazionale e internazionale, da cui si irradia cultura, elaborazione artistica e teatrale.

No'hma
La storia

Lasciamo a Teresa il compito di raccontare...
“Proust, senza saperlo, ha legato il suo nome alla Madeleine, No’hma a questo luogo d’acqua... mura che hanno echi di acqua, estrazione dell’elemento fluido che è all’origine della vita, la vita del pensiero, la vita della creazione, la vita del cuore. Senza saperlo, questo è curioso... gli elementi ci precedono, sono prima di noi, prima della nostra nascita. Acqua, luogo di rivelazione... l’acqua ci ammaestra... sincronismi, coincidenze che sembrano lontane, si saldano a un certo momento e diventano destini di luoghi di tempi, di persone, i nostri destini.... un giorno di primavera tanti anni fa nasceva No’hma da uno slancio spensierato, giovane di gioiosa immersione nel “fare esperienza” di sé e dell’altro in un rapporto di creazione e di scoperta...

No'hma

INTUIZIONE - La storia di No’hma è, innanzitutto, il luogo nel quale Teresa Pomodoro ha reso materiale la Sua felice intuizione di uno spazio di grande invenzione artistica, libera e profonda.

ACQUA - Acqua, luogo di rivelazione… l’acqua ci ammaestra… sincronismi, coincidenze che sembrano lontane, si saldano a un certo momento e diventano destini di luoghi. Di tempi, di persone, i nostri destini…

DESTINO - È ciò che è capitato quando per la prima volta mi trovai davanti a questa palazzina in rovina; murata, degradata... le mura mi guardarono con intenzione, fecero un cenno... e la convinzione di farne la casa di No’hma sembrò destino, passionale, fatale, piacere e amore dell’arte realizzate.

LA ROSA - Varcati finalmente gli arrugginiti cancelli, la prima sorpresa: un grande cespuglio di rose fiorite appoggiate ad un muro scalcinato. La rosa vita vivente, la definisce Agostino, i suoi petali scomparti di un mandala, corde di strumenti musicali unificate nel corpo e timbro sonoro. Dal palpito delle rose color carne all’ingresso nella grande fossa d’acqua che oggi è questo teatro.

Teatro No'hma

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